Con l’approvazione della legge Malpezzi non ci sarà più la distinzione tra laureati e diplomati.

Se finora per diventare geometri bastava completare gli studi presso un istituto tecnico per geometri, superando l’esame di maturità, e superare l’esame di abilitazione professionale per iscriversi all’albo dei geometri, presto questo mestiere subirà dei cambiamenti importanti perché per esercitarlo, entro il 2020, sarà necessaria la laurea.

In realtà, attualmente ci sono sia dei geometri laureati che geometri diplomati. Anche per il geometra laureato è previsto un esame di abilitazione alla fine del periodo di praticantato, dopo il superamento del quale il tecnico può iscriversi a un collegio dei geometri e ottenere il timbro professionale.

In questa situazione, in caso di ristrutturazione di un appartamento o di un locale commerciale, non si sa mai se rivolgersi agli uni o agli altri.

Una simile riforma è stata dettata non solo dal fatto che da sempre in Italia le competenze dei tecnici sono state oggetto di numerosi malintesi sfociati in vertenze, ma anche dalla necessità di operare liberamente in tutta l’Unione europea.

Mentre per i periti industriali la laurea obbligatoria è stata inserita lo scorso giugno, con un emendamento al Ddl “La buona scuola”, la professione di geometra, è oggetto di un’apposita proposta di legge. Dopo la laurea triennale prevista per obbligo, non vi sarà più la necessità né del praticantato né dell’esame di abilitazione alla libera professione poiché il praticantato verrà svolto presso uno studio professionale durante gli ultimi sei mesi del triennio e lo stesso esame di laurea sarà abilitante.

Infine, circa i programmi formativi, l’unica cosa certa finora è che verranno disciplinati da un apposito decreto ministeriale.

Tuttavia, la base della categoria pare non condividere la proposta di legge in quanto manca di definire in maniera certa le competenze e, inoltre, perché si basa su un Regolamento Professionale vecchio di quasi un secolo. In questo modo, in prospettiva, la categoria appare condannata all’estinzione.